L’emergenza rifiuti sembra quasi nascondere altre disastrose emergenze della Campania. La prima è quella che riguarda la sanità. Ormai il diritto alla cura è seriamente compromesso. Non solo per l’aumento del ticket, per i tagli ai posti letto, per la carenza di personale e strumenti. In questi giorni l’assistenza sanitaria è già stata dismessa nei confronti dei più deboli tra i deboli: malati di alzhemeir, anziani non autosufficienti, sofferenti psichici e tossicodipendenti. Si tratta di servizi svolti dalle cooperative sociali e dai loro operatori che gestiscono 40 servizi di disagio con l’Asl Napoli 1. Sono quelle persone in carne e ossa immortalate da Claudio Bisio nel film “Si può fare“, in cui si racconta la storia della prima coop sociale, la Noncello di Pordenone, all’indomani della legge 180 voluta da Franco Basaglia. Dopo 30 anni dalla chiusura dei manicomi, dopo anni di cure a ragazzi autistici o ai malati di alzheimer, questi operatori potrebbero ritrovarsi disoccupati e le loro cooperative rischiare di chiudere (qualcuna lo ha già fatto). Ieri i lavoratori hanno occupato l’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, luogo simbolo, e i responsabili delle cooperative inizieranno lo sciopero della fame perchè da sei mesi non ricevono stipendio e dalle istituzioni non si conosce il futuro delle politiche sociali. Insieme alla perdita del lavoro rischia di sparire un patrimonio di emancipazione per il diritto alla cura dei più deboli fra i deboli. Per questo martedì 14 ci sarà una grande manifestazione a Napoli con la partecipazione di tutto le organizzazioni sociali. Perchè c’è il rischio di veder sparire anche quel pò di welfare rimasto nel nostro Paese. E questo davvero non si può fare.