Ci capisco poco o niente. O forse ci capisco fin troppo bene. Quello che sta accadendo in queste ore in città, dopo le primarie del Centro-sinistra, mi deprime. Il partito ( e la coalizione) che ha amministrato (e ridotto nello stato attuale) Napoli negli ultimi 18 anni è squarciato da accuse reciproche. Cozzolino vince a sorpresa, Ranieri denuncia brogli, Oddati si accoda, Sinistra e libertà si lamenta ma accetta il verdetto “democratico”. Si tratta di un film già visto. Le primarie sono un grande bluff che serve a definire i rapporti di potere interne ai partiti o a preparare addirittura “alleanze bipartisan”, come accusa qualcuno. La politica (da parte del centrosinistra) mette al centro parole e temi che mortificano questa città e che fanno preoccupare ancor di più per il futuro. Per questo preferisco restare fuori traccia e raccontare altro. Come, ad esempio, scrivere sull’emergenza del welfare che mette a rischio centinaia di cooperative sociali, 20mila lavoratori e 200mila utenti delle fasce sociali più deboli. Oppure preparare un reportage sui Rom tornati a Ponticelli e che nessuno vuole mandare più via. Sono tornati proprio in quel quartiere dove, nel maggio del 2008, centinaia di cittadini inferociti cacciarono con violenza donne, vecchi e bambini dopo aver bruciato le loro baracche.
Quei maledetti fatti saranno presenti nelle pagine di “sCripta”, il mio primo romanzo tra poco in uscita. Perchè è necessario fare memoria. Perchè è importante ricordare una delle pagine più vergognose di questa città. Consapevole, certo, di essere ostinatamente fuori traccia. O forse, ancor peggio di me, fuori traccia è proprio questa politica sorda e ancora impegnata a difendere quel che rimane del proprio potere.