“Secondo la procura di Napoli ci sarebbe stato un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha portato a immettere per anni sul tratto di costa tra Napoli e Caserta percolato non trattato, liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani. Il percolato era portato nei depuratori senza alcun trattamento e da lì finiva in mare”. Leggo l’articolo di oggi sul Corriere del Mezzogiorno e mi sale nella mente un solo pensiero: la montagna di balle che le istituzioni continuano a raccontare sull’affare rifiuti in Campania. E poi salgono i ricordi degli anni appena trascorsi. Ricordo le parole contro tutti quei cittadini che scendevano in piazza contro megadiscariche e inceneritori. Ricordo le accuse di essere camorristi ed estremisti, rivolte verso i residenti delle comunità di Giugliano, Ariano Irpino, Andretta, Serre, Pianura, Gianturco, Chiaiano e Terzigno. Ricordo che quegli insulti erano mossi dai diversi schieramenti politici seduti in Parlamento e negli enti locali. E poi ricordo le tante inchieste della magistratura sulle connivenze, le mancanze, le manipolazioni e gli affari che legano pezzi di istituzioni, imprese e clan. Ricordo che da 17 anni vediamo il nostro territorio usurpato da cumuli di rifiuti ammassati per le strade o riversati nei luoghi naturali protetti come il Vesuvio e il Parco delle colline. Ricordo le parole di Bertolaso il 27 settembre del 2008 quando disse al J-day dei comitati di Chiaiano che “non poteva andarsene via” dalla città tanta odiata, mentre oggi viene arrestata la sua vice. E, soprattutto, ricordo i manganelli contro donne, giovani e anziani davanti a via Cupa dei cani. Ricordo anche i giornalisti picchiati perchè filmavano e descrivevano la realtà. Raccontai quelle botte e quelle cariche da cronista dopo aver visto con i miei occhi la cava aperta tra i ciliegi della collina. Per questo penso che, alla luce degli arresti di oggi, la memoria debba essere l’arma più forte per rompere una montagna di balle che ci propinano da anni.
Ho provato mettere insieme questi ricordi e a dare un piccolo contributo. Nel mio primo romanzo tra poco in uscita, “sCripta – Diario clandestino di un cronista precario”, ho rimesso insieme i ricordi di quel 2008 di munnezza, raccontando ciò che ho visto. Per non dimenticare, casomai doveste entrare con una scheda in una triste cabina elettorale.