Il tasso di occupazione minimo a San Pietro a Patierno, San Giovanni a Teduccio, Miano e Scampia (poco più del 20%). Invece quello oltre il 40% a Chiaia, Posillipo, Vomero e San Giuseppe (zona centro). Questi sono i dati della Napoli spaccata dalla questione sociale, o come si diceva nel ‘900 da una questione di classe.
La città ingiusta vede le periferie come luoghi di disoccupazione endemica e disagio sociale, mentre reddito e ricchezza sono concentrati nel salotto buono che dalla collina del Vomero e quella di Posillipo scende sul lungomare. Sono due città costruite negli ultimi decenni fino alla crisi, microcosmo di quel mondo che concentra troppo nelle mani di pochi e niente nella stragrande maggioranza dei cittadini.
La ricerca
A fornire questi dati è stata l’associazione Noi Europe basati su quelli Istat del 2011 con il lavoro di Pietro Sabatino e Ciro De Falco messi in grafica da Dario Fiorentino. A breve Noi Europe specificherà i suoi studi con altri numeri e approfondimenti sulla polarizzazione dei quartieri della città: “il cammino per una città moderna ed “europea” – scrive l’associazione – passa in primo luogo per la riduzione delle diseguaglianze. Napoli è una città estremamente ingiusta, in cui ricchezze, saperi, opportunità si concentrano in poche mani, teste, in pochi quartieri, strade, rioni. Il livello di tale diseguaglianza è intollerabile, non comparabile con quello di altre città italiane ed europee, e spesso, sconosciuto a cittadini e decisori politici”.
Per questo sarà lanciata la campagna “Una città divisa”: “una campagna che faccia parlare innanzitutto i dati, i numeri sui principali indicatori socio-economici nei quartieri poveri e ricchi della città”.
Il tentativo di questi giovani ricercatori è quello di aiutare “e arricchire il dibattito pubblico in città e dia una mano a chi vuole cambiarne le priorità, mettendo al centro la sofferenza, la mancanza di orizzonti e di prospettive della parte più povera e senza potere della società napoletana”.
Quale città?
Ci sarà questa disponibilità, soprattutto tra le realtà più attive della cittadinanza, dei movimenti e della “società civile”? Saranno disposte le istituzioni, a partire dall’Amministrazione di Luigi de Magistris, a occuparsi di questo dualismo sociale che spacca la città in interessi materiali e culturali contrapposti? “Le periferie al centro”, recitava così lo striscione durante i festeggiamenti della riconferma del sindaco a Palazzo San Giacomo: tra devastazioni ambientali, emarginazione sociale e devianza criminale i quartieri a est, nord e ovest della città aspettano ma si muovono. Sono le periferie il luogo dove si decide il reale cambiamento.