Rifiuti, i pilastri e i burroni del vecchio cantiere, i bambini che continuano ad entrare (come si vede nella foto in alto a sinistra). Questa è la situazione in via Miranda a Ponticelli, in un’area dove il 25 ottobre 2005 perse la vita il 14enne Francesco Paolillo. Francesco era in quel terreno insieme agli amici e cadde da un’altezza di decine di metri dopo aver aiutato un suo compagno in difficoltà. Il caso divenne nazionale con l’attenzione mediatica e istituzionale per mantenere viva la memoria.
Quella memoria, però, oggi è dimenticata da chi amministra. Alessandro, fratello maggiore, invece non si è mai arreso. Denuncia lo stato di degrado e l’abbandono del parco giochi che porta il nome di suo fratello e del campetto di calcio. Pneumatici, rifiuti ed erbacce sorgono accanto alle giostrine.
Ciò che più preoccupa è la sicurezza. “Ogni giorno vedo altri bambini come mio fratello entrare in quel terreno. Chiediamo solo un minimo di attenzione e messa in sicurezza per non dimenticare il sacrificio di Francesco”. Via Miranda è una strada tra il Lotto 0 e il parco De Filippo dove sorge il l’area dei murales. In fondo al terreno abbandonato e chiuso parzialmente da una rete è semplicissimo poter entrare e imbattersi in rifiuti di ogni tipo mentre dalle sterpaglie c’è il rischio di cadere in uno dei crateri lasciati da quel cantiere che doveva portare 300 alloggi.
Poi nel 2009 ci fu l’abbattimento di quei “mostri” in cemento armato. “Ci sentiamo traditi ed è tradita la memoria di mio fratello. Ogni giorno mia madre si affaccia e non vede solo quei pilastri ancora lì ma anche l’abbandono di tutta la zona”.
Eppure Alessandro, che oggi ha 32 anni e da 12 combatte per mantenere vivo quel sacrificio, non si vuole arrendere a questo scenario, già a fine anno aveva denunciato questa situazione che non vede un intervento da parte dell’Amministrazione comunale.
Per le periferie, come quella orientale, continuano ad arrivare storie di emarginazione e di distanza dal centro, soprattutto quello istituzionale. Questa è una delle aree della “città divisa” che vede la frattura territoriale nella distribuzione del reddito e della mobilità sociale.
“Vedi quella buca recintata in mezzo all’incrocio? Sta lì da tempo e l’ho fatta mettere io per evitare incidenti”. Alessandro indica con la mano sotto il sole cocente di giugno in un quartiere di case popolari dove il freddo della solitudine, invece, non conosce stagioni.