Uno due dieci cento mille passi. Peppino Impastato veniva ucciso 42 anni fa e nella stessa giornata fu ritrovato il corpo di Aldo Moro. Due corpi, due vite che si portarono con sé un’intera epoca: il “il secolo breve” italiano tra il sogno rivoluzionario e la democrazia incompiuta.
Eppure oggi l’attualità di questo ricordo sta in un altro stravolgimento d’epoca: quella segnata dal Covid-19. Siamo in un Paese che ha ancora difficoltà a tenere salde le corde democratiche, pronto a farsi affascinare dal caudillo di turno in onda sulle tv e sui canali social. Siamo in un Paese dove i cento passi di Peppino, oggi, non conducono solo nella casa del boss ma anche nella sede di una banca o di piazza Affari.
Oggi Peppino vedrebbe un Mezzogiorno cambiato e completamente trasformato il fenomeno mafioso. Oggi la consapevolezza del pericolo e dell’essenza stessa del potere dei clan è pienamente entrata nell’opinione comune degli italiani.
“Le mafie sono il nemico peggiore per l’Italia che deve affrontare l’uscita dalla crisi sanitaria ed economica e potrebbero avvantaggiarsene nelle situazioni di maggiore difficoltà, inserendosi in quei settori che lo Stato non riesce a tutelare e proteggere”. In particolare è il 46% mentre l’81% pensa che la criminalità organizzata potrebbe avvantaggiarsi della crisi, inserendosi nei settori che lo Stato non riesce a tutelare e proteggere.
A queste percentuali si arriva grazie a una narrazione puntuale del fenomeno mafioso con le denunce che arrivano dalle associazioni e da giornalisti sempre in prima linea. È chiaro che, partendo proprio da Sud, questa consapevolezza debba diventare azione da parte delle istituzioni: come ha riferito al nostro giornale il senatore Sandro Ruotolo che si è recato in questura a Napoli.
Ciò che Peppino dovrebbe vedere coi suoi occhi è la piena saldatura tra mafie ed economia di capitale, soldi che arrivano dove non ci sono più soldi o che aiutano fare altri soldi. Seguire questo filo che parte dall’usura, dal racket, dal controllo territoriale e del mercato della droga fino a seguire la traccia di banconote che aprono le porte di banche d’affari, borse, imprese.
Sono i cento passi che non conducono più solo al balcone del boss ma al cuore stesso di un’economia pronta a rendere “legale” il colore dei soldi. La marcia di Peppino è tutta da percorrere come fa quel Sud solidale che in questi 2 mesi non si è mai fermato: ci racconta il ruolo della politica, il coraggio dei giornalisti e un Mezzogiorno che non deve arrendersi ai suoi nemici.