QUANDO IL 10 MAGGIO 1987 UN BAMBINO SI INNAMORÒ DEL CALCIO (E DEL NAPOLI)

Era Maggio e faceva caldo a Napoli quella domenica 10 del 1987. Quando non hai nemmeno 8 anni tutto ti sembra immenso. Tutto il rione era azzurro. Nastri, bandiere e striscioni si legavano da palazzo a palazzo. Per strade il suono delle trombette e i cori riempivano di rumori la giornata, la brezza di maggio regalava nell’aria un profumo che solo da bambini si riesce a sentire.

L’appuntamento è alle 16, si aspetta solo un gol. Quell’ultima palla che entra in rete per regalare alla città il suo primo scudetto. A casa il pranzo è quello solito della domenica, spaghetti e pesce fritto. Dopo ci sono minuti di un silenzio irreale. La casa si riempie man mano di parenti, la radio è posizionata su Tutto il calcio minuto per minuto. Ma è solo per il primo tempo: la Rai trasmette il secondo tempo su Rai 3. La voce di Enrico Ameri squarcia a tutto volume l’intero quartiere e giù nello spazio davanti la scuola un gruppo di giovani si è posizionato con la radiolina in modalità Curva B. Ci volle mezz’ora circa, il 29° minuto: Maradona, palla Carnevale, scambio con Giordano e il numero 7 gonfia la rete. È il tripudio, un boato squarcia il rione, la corsa in tutta la casa per gridare la gioia insieme ai parenti.

Fu talmente la gioia che qualcuno ebbe un mancamento. Un’ ambulanza arriva nel rione, è il custode della scuola. Al gol di Carnevale e allo scudetto sognato da una vita non regge e si sente male. Via all’ospedale per il pronto intervento migliore che un tifoso malato e appassionato potesse sperare. Il gol di Baggio per l’1-1 è una formalità, sugli altri campi le inseguitrici perdono e il distacco rimane invariato.

Ore 17.47, fischio finale. È scudetto. Quel bimbo di 8 anni circa agita la bandiera azzurra fuori al balcone e poi già per il quartiere impazzito di gioia tra canti, caroselli e un’onda di colore azzurro che invade le strade. Era il 10 maggio del 1987 e c’era un bambino di 8 anni circa che si innamorò del calcio e del Napoli.

 

 

Autore: Giuseppe Manzo

Journalist, press office, social media manager, blogger, author

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