A fuoco il “cimitero dei barconi” di Lampedusa. Un vasto incendio ha mandato in fumo ciò che rimaneva delle imbarcazioni sulle quali migliaia di migranti sono arrivati sull’isola negli anni. Una sorta di museo a cielo aperto per mantenere viva la memoria e la coscienza, a partire da quella strage del 3 ottobre 2013 quando persero la vita 700 persone.
Per chi ha potuta vederlo da vicino questo posto lascia in un tempo sospeso, come se dalle barche accatastate arrivassero gli sguardi e si sentissero le grida di anime senza pace. Un luogo fondamentale per le tracce di memoria di fronte alla strage nel Mediterraneo.
Secondo quanto riporta lasicilia.it, che mostra anche un video dell’incendio, Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta sui due incendi dolosi appiccati in due punti diversi e distanti – a Lampedusa. «Metteremo tutto l’impegno possibile per fare luce su questi episodi di intolleranza che non rendono giustizia alla solarità del popolo di Lampedusa e che possono danneggiare seriamente il turismo, fonte di ricchezza dell’isola – ha detto il procuratore aggiunto Salvatore Vella – . Lampedusa non può diventare un luogo di guerriglia urbana».
«C’è un disegno preciso per alimentare un clima di tensione e soffiare sul fuoco di una situazione già difficile per la nostra isola. C’è una strategia precisa», ha affermato il sindaco Totò Martello come riporta la testata siciliana.
Siamo di fronte a un escalation dopo “l’impacchettamento” della Porta d’Europa dell’artista Mimmo Paladino: monumento celebrativo per tutti i migranti i cui viaggi non si sono potuti compiere, deceduti e dispersi in mare, di cui in alcuni casi abbiamo notizie.