Era scontato, atteso, prevedibile. Il dibattito post partita con la festa per la vittoria del Napoli in Coppa Italia. Folle di tifosi in piazza Trieste e Trento, dentro la fontana del “Carciofo”, e in altre piazze cittadine. Caroselli in auto e scooter con adulti e giovani senza mascherina, assembramenti festanti per aver sconfitto l’odiata di Juve del “traditore” Sarri. Centinaia di supporter impazziti di gioia davanti la stazione fino alle 4 del mattino per aspettare la squadra.
“Sciagurati” è la definizione nei confronti dei napoletani da parte di Ranieri Guerra dell’Organizzazione mondiale della sanità. Qualche altro osservatore si sente “cretino” perché ha osservato tutte le regole e poi assiste a queste scene seduto davanti la tv.
Sui social lo “sceriffo” De Luca finisce nel mirino dopo la sua narrazione da uomo forte con il “lanciafiamme” contro una festa di laurea o i “cinghialoni” a fare jogging: anche lui ha assistito muto alla festa di stanotte. Si agita la bandiera della irresponsabilità.
Ma chi sono i responsabili? Napoli è una città dove il Covid-19 ha avuto un impatto molto basso, fortunatamente. Per due mesi ha osservato ordinatamente i decreti di chiusura con strade deserte subendo fake news e tentativi mediatici mirati a impallinare la città e oscurare l’epicentro Lombardia con la sua gestione sanitaria disastrosa.
Ma cosa si aspettavano? Questa ipocrita sorpresa della festa dopo che sono state aperte fabbriche, uffici, trasporti e tutti i luoghi pubblici in molti casi dove ci sono file in barba al distanziamento. Sono state tenute chiuse le scuole e le università con giovani e bambini che vivono senza riferimenti per la socialità, l’istruzione e la cultura. Ci sono conseguenze sociali gravissime con ritardi su Cig, bonus e altri sostegni a lavoratori e famiglie stremate.
Napoli è un teatro plateale della insofferenza di fronte a decisioni e politiche contradditorie che richiamano volanti della polizia in una piazza dove si beve birra. Poi stanotte nemmeno a vederla una pattuglia che “disperda gli assembramenti”. Napoli con i suoi tratti plebei ma fuori da ogni filtro piccolo borghese ha mostrato al Paese cosa bolle nella pentola sociale delle città urbane: la festa per una partita come una liberazione camminando sul rischio di un virus di cui aspettiamo ancora una sola parola sui responsabili del disastro sanitario. I responsabili, appunto.