Esplode lo scontro sui centri privati accreditati per la riabilitazione di persone con disabilità. Le strutture rappresentate da Confindustria sanità, Anfass, Confapi e altre sei associazioni di categoria hanno scritto al governatore Vincenzo De Luca, al manager dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva e ai sindacati. A rischio ci sono 18mila posti di lavoro dopo la comunicazione di Verdoliva riguardo il riconoscimento delle prestazioni durante il lockdown.
L’Asl Napoli 1 non riconosce il decreto regionale 83 del 10 aprile che permette ai centri accreditati di vedere il 60% del budget mensile senza prestazioni erogate a compenso dei costi fissi di struttura e personale e il 40% come conguaglio per le attività svolte da erogare in 12-24 mesi. Secondo l’Azienda sanitaria il complesso di norme nazionale, a partire dal Cura Italia, non permettono una interpretazione esatta e quindi riconosce solo le prestazioni effettivamente eseguite a marzo, aprile e maggio.
Dall’altra parte il direttore generale del settore Salute di Palazzo Santa Lucia ribadisce che il “decreto è stato assunto in pieno accordo con l’amministrazione regionale, esponenti delle Asl e delle associazioni di categoria sulla base del decreto Cura Italia: quindi un provvedimento pienamente efficace”.
Siamo di fronte a uno scontro tra la Regione e l’Asl Napoli 1 che sullo sfondo vede le preoccupazioni di incappare in un danno erariale su cui può mettere gli occhi la Procura contabile in un momento in cui la stessa Asl è nell’occhio del ciclone per la richiesta di commissariamento di fronte a presunte infiltrazioni camorristiche.
Per le associazioni di categoria la decisione dell’Asl Napoli 1 “mina la credibilità dell’intero Servizio sanitario regionale e la sopravvivenza dell’intero comparto socio-sanitario”. Per De Luca si tratta di un’ennesima patata bollente sulla sanità campana in piena campagna elettorale.