Di Giuseppe Manzo e Taisia Raio – Dalla folla della sera prima alle strade deserte di oggi 15 novembre. Napoli è zona rossa e i napoletani restano a casa. Da Fuorigrotto al lungomare, dal centro al Vomero la città è vuota con bar – non tutti, edicole, ristoratori – alcuni e (pochi) negozi aperti. Qualcuno fa jogging fuori orario, qualcuno passeggia o va a prendere un caffè da asporto. Tutto avviene sotto l’occhio vigile di forze dell’ordine, polizia municipale ed esercito nei tanti posti di blocco che militarizzano la città nel suo primo giorno da zona rossa.
“Oggi poca gente – dice un ristoratore del Vomero – e quindi poco asporto e delivery, ieri invece c’era il panico. La domenica si fa pranzo in casa, vedremo domani quando riprenderà il lavoro”. Un altro bar, invece, resta aperto ma non fa asporto: “dovevamo organizzarci prima e vedere come si metteva oggi, da domani riprendiamo”.
Su moto o auto i pochi mezzi vengono fermati dalla municipale o dalla polizia. La zona del Cardarelli alle 14 è deserta con le troupe di giornalisti a posizionarsi fuori al pronto soccorso fortunatamente non intasato. Prima di pranzo qualche fila si vede davanti alle pasticcerie perché il dolce della domenica è sacro e serve a compensare un periodo così amaro di sofferenza per la salute, di ansia e paure per la crisi economica e sociale.
Napoli non è un posto fuori dal mondo, come è accaduto a marzo scorso la città sa quando è il momento di fermarsi ma pretende risposte e non risse da chi la governa in un gioco al massacro che non può svolgersi sulla pelle dei cittadini. Servono risorse, serve la sanità pubblica, serve il lavoro e il reddito. Serve una società più giusta.