“È stata una giornata terribile. Ha colpito i napoletani di tutto il mondo ma dalle dichiarazioni si è capito quanto fosse stimato. Ha incarnato l’essere napoletano, il riscatto e la vittoria di un popolo in quei scudetti. Maradona è capace di unire, in pochi minuti molti si sono cimentati a capire cosa fare. Lo stadio Diego Armando Maradona deve farsi subito”.
Il sindaco Luigi de Magistris ai microfoni di Radio Crc nella trasmissione Barba&Capelli, rispondendo a Taisia Raio, assicura che il San Paolo avrà il nome del pibe de oro.
Sulle reazioni e le processioni davanti ai luoghi simbolo il primo cittadino sottolinea: “i napoletani non hanno resistito di provare a ricordarlo facendolo con spontaneità e immediatezza, come illuminare il San Paolo: è il significato di dare luce come ha fatto lui sul campo”.
L’ex pm ha aggiunto su alcuni ricordi personali: “il primo ricordo fu il primo quando fu acquistato nel 1984 e avevo 17 anni. Girava la voce da giugno e ai primi di luglio questo titolo ‘Maradona al Napoli’, poi la giornata al San Paolo. Poi da sindaco quando gli abbiamo conferito la cittadinanza onoraria”.
Di fronte ai pulpiti dei moralisti che specificano gli errori dell’uomo il sindaco ha replicato: “Maradona è amato anche per le sue fragilità e per i suoi errori, come umano. Questo aspetto non lo ha reso meno grande, molti ne hanno approfittato e alcuni napoletani cattivi lo hanno usato per arricchirsi. È grande perché aveva i suoi limiti che ammetteva. È stato un grande perché Napoli è stata una grande città ma anche discriminata. Quando Maradona arrivò era post terremoto, la città piegata e la squadra umiliata da altre squadre. Troisi e Pino Daniele raccontavano quegli anni. Diego ha dimostrato quanto Napoli fosse grande. Che Guevara tatuato, il legame con Cuba e la morte nello stesso giorno di Fidel”.
Cosa resta dopo Diego nel football? Secondo de Magistris “oggi il calcio è diventato business e parole, meno gioco. Godiamoci le immagini di quegli anni in questi giorni. Ricordo che restavo estasiato a guardarlo solo palleggiare”.