Giuseppe Manzo – La fase di emergenza Covid e crisi pone al centro altre priorità per i napoletani. Eppure la politica sotto al Vesuvio è concentrata sul futuro sindaco e, soprattutto, sulle alchimie tra divisioni e scontri interni a coalizioni e partiti.
Luigi de Magistris è un bivio. Quello sul bilancio e sul destino della città ma soprattutto quello personale per la sua carriera politica. Lanciata nell’agone l’ambiziosa assessora Alessandra Clemente sa benissimo che una sua compagine non supererebbe nemmeno il 10%. Allora cerca dialoghi e sponde, approfittando delle divisioni interne a partiti e coalizioni.
Nel Partito democratico il lavoro del giovane segretario Marco Sarracino si scontra da una parte con il tavolo nazionale sulle future Amministrative (Roma, Torino e Napoli) e con la componente deluchiana che vuole prendersi il capoluogo per chiudere il cerchio dei pieni poteri in Campania. Dall’altra parte c’è un “fantasma” vivo e vegeto che analizzeremo più avanti: Antonio Bassolino.
Nel Movimento 5 Stelle, intanto, c’è bufera interna. La lettera dei consiglieri comunali e municipali contro l’alleanza di governo da applicare in città è un macigno che cade sulla testa di Roberto Fico: l’asso che potrebbe essere la sintesi anche sul tavolo romano. Una maretta interna che può trasformarsi in tempesta in un movimento pentastellato con percentuali bulgare nelle periferie appena 2 anni fa.
Se Sparta non ride Atene è disperata. Nel centrodestra è un tutti contro tutti, sia per il voto sul bilancio che per i nomi dei candidati a sindaco. Caldoro non vuole commissariare il Comune e con alcuni settori della Lega è d’accordo con il candidato “civico” Catello Maresca. Da Fratelli d’Italia è arrivato il no al magistrato antimafia avanzando una candidatura “politica” con Sergio Rastrelli.
In questo scenario confuso dove si agitano programmi e idee civiche i nomi forti, soprattutto in una lunga fase di incertezza e smarrimento sociale, potranno dettare legge. E così proprio Maresca e Bassolino rischiano di andare al ballottaggio con le loro eventuali liste e se sapranno giocarsi bene le loro carte.
Da una parte l’uomo forte in momento di insicurezza, il magistrato anticamorra che offre l’immagine di onestà e trasparenza istituzionale. Dall’altra l’ex sindaco uscito indenne da 19 cause giudiziarie e che nell’immaginario resta il primo cittadino del “rinascimento napoletano”: un usato sicuro per una città che vuole certezze e non divisioni.
Al momento resta ben poco, a parte il mito di Diego Maradona che è riuscito a unire le tante Napoli, quella di sopra e quella di sotto, come nessuno mai.