LA FINE DELL’ULTIMO “CAMORRISTA”: ANALISI E MEMORIA DEL BOSS RIMASTO 57 ANNI IN GALERA

(G. M. ) – Il boss della camorra Raffaele Cutolo, dopo una lunga malattia, è morto nel reparto sanitario del carcere di Parma. Il fondatore nonchè capo della Nuova Camorra Organizzata aveva 79 anni ed era il carcerato al 41bis più anziano.

Il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, ha pubblicato un post sul proprio profilo e sulla propria pagina facebook. “Come sindaco di Ottaviano – scrive Capasso – devo ricordare quali e quante ombre proiettò sulla storia della nostra città la storia di Raffaele Cutolo: la storia vera, e la storia dipinta con i colori del cinema. Devo ricordare i segni terribili della morte, e il coraggio luminoso di chi credeva nei valori della legge fino al sacrificio della sua vita. Come sindaco di Ottaviano, devo dire con orgoglio che la nostra città ha saputo riconquistare il pieno controllo del proprio destino, ed è riuscita a riannodare il presente ai valori e alle tradizioni del suo glorioso passato. Raffaele Cutolo ora sta davanti al tribunale della Giustizia Divina, il “luogo” dell’eterno silenzio. A noi resta il compito di non dimenticare, di approfondire, di far sì che certi capitoli della storia siano conclusi per sempre Un’altra analisi sulla figura del “camorrista” arriva Alfonso De Vito, attivista dei movimenti napoletani nato e cresciuto nella cittadina vesuviana.

“La sua parabola è in fondo la risposta patriarcale e clanistica a una grande questione politica irrisolta, capace di porsi come alternativa ai conflitti e alle tensioni sociali di quegli anni, canalizzandole in un’assurda mattanza che faceva infine centinaia di morti ammazzati per servire la sua ambizione e quella dei suoi rivali. In un territorio subalterno, periferia dell’Italia fordista che usava come volano il sottosviluppo del sud e l’emigrazione interna, i processi di accumulazione di capitale tendono a sussumere le pratiche informali e usare la stessa criminalità organizzata come dispositivo di controllo e militarizzazione dell’illegalità di massa, distorcendone le pulsioni politiche e i processi di soggettivazione che pure si manifestavano in quella stagione”

A Radio Crc il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha ricordato un fatto che lo lega a livello familiare con la storia del boss: “mio padre è stato il giudice della Corte di Appello estensore della sentenza che accolse la tesi del giudice Alemi. È l’unico caso passato in giudicato in cui si afferma che ci fu una trattativa con i vertici della Nco, delle Br, dei servizi segreti Sismi e Sisde e della Dc. Da quel momento è stata condizionata la vita dei campani con i soldi del post terremoto, disastro del territorio e malaffare. Mio padre e Alemi furono attaccati da esponenti politici, compreso l’allora presidente del Consiglio De Mita”.

Su facebook Annamaria Torre, la figlia di Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso per ordine di Cutolo, scrive: “Non ho mai augurato la sua morte avrei voluto solo la verità …per me e tanti altri familiari di vittime innocenti della sua camorra”.

Cutolo ha pagato il suo prezzo con 57 anni di carcere su 79 di esistenza. Lo stesso prezzo è stato pagato dalle vittime del suo progetto criminale, come Mimmo Beneventano ucciso dalla Nco perché da consigliere comunale comunista provò a difendere il territorio e la cosa pubblica in quegli anni.

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