Il Patto per Napoli alla prova del 9 nel consiglio comunale di oggi. I tempi sono stretti per firmare gli impegni e Gaetano Manfredi lancia la sua sfida: “l’inadempienza del piano sottoscritto comporta la perdita del contributo e la segnalazione alla corte dei conti, che, dopo i primi due anni di verifica, potrà applicare le norme del dissesto. Ma comporta anche l’ineleggibilità del sindaco”.
“Il contributo sarà elargito nell’arco di 21 anni (dal 2022 al 2042); così distribuito: 150 milioni nel
2022; 290 mln per ciascun anno ’23 e ’24; 240 nel 2025 e 100 in ciascun anno dal 2026 al 2042.
Per accedere al contributo ciascuna delle 4 città deve sottoscrivere, entro il 15 febbraio 2022, un
accordo/patto tra il Presidente del Consiglio e il Sindaco, che preveda un piano di impegni
applicativi di quanto previsto dalla norma. Il tempo che abbiamo davanti a noi, dunque, è
davvero poco, ma la scelta di operare con rapidità nella definizione del piano consente di
impostare da subito la gestione delle risorse ottenute e definire per tempo le scelte
conseguenti”.
Questa è la sintesi della relazione dell’assessore al Bilancio del Comune di Napoli Baretta durante la seduta del consiglio comunale sul “Patto” che permette alla città di ricevere 1,3 miliardi per i prossimi 20 anni. Ora è corsa contro il tempo perchè in meno di un mese bisogna mettere nero su bianco circa i piani attuativi sul “che fare” con queste risorse.
Per il sindaco Manfredi “il governo ci dà 1,3 miliardi a fondo perduto. Rappresentano veramente la salvezza della città, che oggi è praticamente in dissesto: il dissesto sarebbe il fallimento della città, lo smantellamento delle partecipate, il non pagamento dei debiti commerciali, quindi il collasso finanziario di Napoli”.
Tributi: la riscossione più bassa d’Italia
“Noi abbiamo la riscossione più bassa d’Italia: siamo al 27% delle tasse riscosse, oltre al debito pro capite più alto d’Italia. Il governo ci chiede un impegno sulla riscossione che negli ultimi anni ha dato esiti veramente molto negativi, tra i 20 e i 30 milioni all’anno, una cifra veramente irrisoria”, spiega il primo cittadino. “Dobbiamo lavorare in primo luogo sulla base informatica. Oggi – chiarisce il sindaco – non c’è una base dati affidabile. Utilizzando le tecnologie, e con l’aiuto di guardia di finanza e agenzia del territorio, incroceremo le banche dati per far emergere tanta elusione della base imponibile. Noi abbiamo due problemi: la base imponibile non completa, perché ci sono persone che non sono proprio registrate, e poi c’è il problema di chi è registrato e non paga”.
Poi Baretta e Manfredi all’unisono chiariscono su un possibile aumento dell’Irpef: “noi stiamo valutando di intervenire sulle tasse aeroportuali e eventualmente su un aumento dell’aliquota Irpef nell’ordine dello 0,1 o 0,2% e solamente per le fasce alte”.
“Una cifra molto bassa – ha chiarito l’ex ministro dell’Università – ma che rientra in una analisi più articolata che dobbiamo fare in relazione a questo complessivo piano di rientro della città”. “Non c’è dubbio – ha poi assicurato il primo cittadino – che l’intervento sull’Irpef non ci sarà nel 2022”.
Il sindaco, poi, esclude anche aumento dei canoni degli alloggi comunali: “non ci sarà un aumento dei canoni per gli alloggi popolari, anzi di valorizzazione. L’obiettivo dell’amministrazione è di trasformare i nostri tanti inquilini in tanti proprietari. Io penso che il diritto alla casa sia una delle grandi sfide di Napoli”.
Sulla vicenda fitto dello stadio Maradona arriva un’apertura alla Società: “è un canone che ovviamente deve essere riscosso” ma “dobbiamo distinguere tra il pre Covid e il periodo Covid. Durante la fase Covid per tutte le società sportive è prevista la possibilità di una rinegoziazione per la riduzione degli incassi. Noi lo abbiamo fatto per l’Ippodromo, ad esempio”.