In Commissione consiliare Bilancio, presieduta da Walter Savarese, l’assessore Pier Paolo Baretta ha anticipato la redazione finale del Patto per Napoli che sarà presto firmato dal Sindaco Gaetano Mafredi e dal presidente del Consiglio Mario Draghi.
Due le novità più importanti rispetto alla relazione che l’assessore aveva presentato in Consiglio comunale. Proprio come richiesto dal Consiglio, la leva fiscale sarà attivata solo a partire dal 2023 e la soglia di esenzione è stata elevata a 12mila euro.
Per il 2023, l’aumento previsto dell’addizionale Irpef è dello 0,1% e, nel 2024, è previsto un aumento aggiuntivo dello 0,1%. Inoltre, l’assessore Baretta ha annunciato in commissione che “i crediti commerciali fatturati nel 2021 (il 99% dei debiti del Comune nei confronti delle imprese è relativo all’anno 2021) non saranno interessati dalla transazione tombale: questa richiesta, avanzata dal Comune, è stata accolta e è stato approvato uno specifico emendamento al Milleproroghe”.
“Queste novità – ha spiegato Baretta – incidono certamente sulla parte di risorse che il Comune è impegnato a reperire e che devono incidere per circa un quarto rispetto alle risorse che lo Stato attribuirà a Napoli nel corso di 21 anni, fino al 2042, e che ammontano complessivamente a oltre 1 miliardo e 231 milioni di euro. Se nel corso del 2023 dovessero essere più cospicue le risorse provenienti dal recupero della riscossione e dal patrimonio, ha precisato l’assessore nella replica al dibattito, si potrà anche cambiare questa previsione e la decisione sarà presa alla fine del 2023”.
Il piano del Comune si articola in una serie di interventi concentrati nei primi 5 anni del Piano stesso, arco temporale nel quale anche sarà più cospicuo il contributo statale che negli anni seguenti dovrà considerarsi come contributo di sostegno all’azione di risanamento del bilancio comunale che nel frattempo, all’inizio con interventi “di emergenza”, dovrà risollevare Napoli dalla condizione nella quale si trova.
“Ripartenza, riorganizzazione, rilancio” sono le direttrici del piano del Comune che, ha continuato Baretta, “rappresenta una grande sfida, una sfida che si gioca soprattutto nei primi 5 anni, dopo di che abbiamo proposto al Governo una clausola di salvaguardia: dopo la farse iniziale, il Comune potrà cambiare il piano, in tutto o in parte, ferma restando la misura del contributo del Comune stesso”.
“Complessivamente, il Comune dovrà affiancare il contributo statale con circa 307 milioni, ha spiegato Baretta – e i capitoli sui quali si lavorerà sono: la Riscossione, per la quale si prevede l’affidamento del recupero ad una società specializzata e i risultati non arriveranno prima del 2026; da quel momento, si prevede un incremento complessivo di 228 milioni; il Patrimonio per il quale prosegue la collaborazione con Invimit per la formazione del “fondo Napoli”; i primi risultati sono già visibili quest’anno con la vendita della rete del gas, negli anni successivi si punterà alla valorizzazione e alienazione di immobili e alla riduzione dei fitti passivi, per un valore complessivo di 73 milioni; le Partecipate, per le quali si pensa a una “due diligence” da affidare a società specializzate per evitare scelte avventate – ha detto Baretta – che ha annunciato un piano entro settembre; infine, la riorganizzazione dei servizi e l’aumento degli investimenti”.
In Commisssione non sono mancati i mal di pancia tra i banchi della maggioranza con Napoli Solidale e Pd, rispetto ad aumento Irpef e partecipate. Fuori dal palazzo è Potere al popolo a usare parole dure contro il Patto per Napoli: “La soluzione presentata come l’unica possibile per liberare Napoli dal suo debito, è in realtà una porta d’ingresso per i privati nella gestione dei servizi pubblici. L’assemblea di Potere al Popolo Napoli, conti alla mano, spiega in un documento perché più che un ‘patto’, la città sta per ricevere un ‘pacco’. No, con ‘pacco’ non si intende un regalo, ma piuttosto nell’accezione napoletana: una truffa”.