La Fp Cgil Campania, dopo essere stata obbligata a spostare la prima data dello sciopero dalla Commissione di Garanzia Nazionale, ha proclamato una nuova giornata di sciopero per il 21 Marzo con un presidio alle ore 11 a Napoli dei ricercatori e dei collaboratori della ricerca davanti al palazzo della Prefettura in Piazza del Plebiscito e con richiesta di incontro al Prefetto.
Al presidio parteciperà la Segretaria Generale della FP CGIL, Serena Sorrentino, e il Segretario Generale FP CGIL Campania e A.M. di Napoli, Alfredo Garzi, il Segretario Sanità Pubblica, Giosué Di Maro, il Coordinatore Aziendale, Antimo Morlando.
“La pandemia doveva determinare un cambio di paradigma – è scritto in una nota del sindacato – ed essere l’occasione per investire su un Sistema Sanitario Nazionale reso fragile da anni di politiche neoliberiste con tagli alla spesa e precarizzazione del lavoro. Per rafforzare il Sistema Sanitario la Fp Cgil, da molto prima della pandemia, sostiene la necessità di un Piano Straordinario di Assunzioni per garantire i servizi”.
“Fin dall’inizio della pandemia – prosegue la Fp Cgil il Governo ha elogiato il ruolo cruciale dei ricercatori sanitari e dei collaboratori della ricerca che lavorano negli IRCCS e negli IZS pubblici e il loro determinante contributo nella lotta di contrasto alla epidemia virale, dimenticando che è un personale ancora precario”.
“Questo personale – sottolinea il sindacato – dopo anni di lavoro precario nel 2019, per effetto della Legge n.205 del 27 dicembre 2017 che ha istituito la cosiddetta “Piramide della Ricerca”, ha sottoscritto un contratto che prevede un rapporto di lavoro a tempo determinato di 5 anni + altri 5, non rinnovabile, che perpetua il loro precariato. Dopo 10 anni il personale della piramide può ambire ad un contratto a tempo indeterminato nella dirigenza, ma solo nel caso ci siano posti disponibili.
“È evidente la disparità dei requisiti richiesti per la stabilizzazione con i lavoratori precari assunti con contratto a tempo determinato per emergenza Covid – continua la nota 18 mesi di servizio negli ultimi 30 posseduti al 30.06.2022 (lettera b comma 268 art.1 Legge n°234/2021), e con il personale precario con le tipologie contrattuali individuate dalla Legge Madia, 3 anni di servizio negli ultimi 8 al 31.12.2022 (comma 1 e 2 art.20 D.Lgs. n°75/2017). Ma adesso è giunto il momento di riconoscere la dignità e l’importanza del lavoro dei ricercatori e dei collaboratori della ricerca, ma soprattutto l’importanza degli investimenti nella ricerca sanitaria pubblica, in un Paese come il nostro fra gli ultimi posti tra quelli della U.E. per quantità di fondi destinati alla ricerca in rapporto al Pil”.
“Per garantire un futuro alla ricerca pubblica è indispensabile procedere alla stabilizzazione dei ricercatori sanitari e dei collaboratori di ricerca precari degli IRCCS e degli IZS prevedendo requisiti, procedure e tempistiche uniformi agli altri lavoratori che consenta di sottoscrivere, in tempi rapidi, un contratto di lavoro stabile a tempo indeterminato. È necessario che il Governo, il Ministero della Salute, le Regioni e il Parlamento si facciano carico del futuro della ricerca in Italia assicurando percorsi uniformi di stabilizzazione a tutto il personale precario della ricerca, sia per quello inserito nella “Piramide della ricerca” che per quello attualmente escluso”, conclude la nota.