BASILICATA, RELAZIONE ANTIMAFIA: A MATERA COME IN CALABRIA. LA CGIL: “UN QUADRO ALLARMANTE”

“Un quadro sempre più allarmante quello che ha fatto il procuratore della Repubblica di Potenza Francesco Curcio sulla criminalità organizzata in Basilicata. A Curcio va tutto il nostro riconoscimento del grande lavoro fatto e che c’è da fare”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, sul rapporto semestrale della Direzione investigativa antimafia diffuso ieri.

La relazione della Dia

La criminalità della Basilicata andrebbe evolvendosi secondo un processo di “imitazione dei modelli strutturali delle più progredite organizzazioni criminali e verso forme più qualificate di infiltrazione dell’economia legale e degli ambiti politico amministrativi”.

È quanto sottolineato nella relazione al parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia nel primo semestre 2021. I segnali della reviviscenza dei fenomeni criminosi sul territorio sono stati illustrati dal procuratore di Potenza, Francesco Curcio, il quale ha evidenziato come nell’azione di contrasto alle organizzazioni mafiose il quadro vada “distinto per aree geografiche, perché la Basilicata non è una realtà uniforme dal punto di vista criminale oltre che da quello economico”.

Il procuratore ha precisato che a Matera “la situazione dal punto di vista criminale non è dissimile da quella che si può rilevare in zone ad altissima densità mafiosa del napoletano, del casertano o della Calabria”. Nell’ampia fascia ionica metapontina sono infatti insediati gruppi particolarmente interessati alle attività imprenditoriali di rilievo che si sostanziano principalmente nei settori della produzione e del commercio di ortofrutta, del turismo e dell’edilizia. In provincia di Potenza la caratteristica delle organizzazioni criminali è invece “quella di mimetizzarsi nel contesto economico, di svolgere attività lecite”.

Nella provincia di Potenza sono stati accertati anche reati legati al gioco illecito perpetrati attraverso lo sviluppo e la gestione di complessi sistemi informatici su piattaforme estere che nel corso del tempo hanno catalizzato gli interessi di importanti consorterie criminali calabresi e campane tra cui anche il clan dei Casalesi. 

“L’istituzione della Dia in Basilicata – continua Summa – rappresenta un importante presidio di contrasto alla criminalità organizzata che si sta sempre più innervando nella nostra regione e che, come descrive il rapporto, è sempre più conforme ai modelli strutturali delle più progredite organizzazioni criminali e a più qualificate infiltrazioni dell’economia legale e degli ambiti politico amministrativi. Per questo occorre che tutti, società civile e istituzioni, facciano la loro parte, a partire dall’investimento nelle misure di presidio pubblico nel territorio a garanzia della trasparenza e della legalità negli appalti.

In questo scenario – conclude Summa – rientra anche l’importante progetto della Città della pace di Scanzano Jonico. Non comprendiamo la ragione per quale la giunta regionale da mesi tieni bloccata la delibera. Va completato con urgenza l’iter amministrativo, anche in vista dell’arrivo dei braccianti stranieri nelle campagne del metapontino, vittime del caporalato, dove da sempre in Basilicata si annidano le maglie delle organizzazioni criminali”.

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