Dopo il rogo di domenica 24 luglio a Scampia è intervenuta ieri l’associazione Chi rom e chi no sulla propria pagina Facebook. “È passato quasi un anno dall’ultimo incendio a Via Cupa Perillo a Scampia, in una delle aree dove risiedono da circa trenta anni alcuni abitanti rom, che ormai rappresentano una comunità sempre più esigua. Alle 6.40 del mattino è scattato l’allarme, i vigili del fuoco sono intervenuti alle 7.30 e ancora nel pomeriggio, dopo aver domato le fiamme libere, si continua a combattere con la colonna di fumo e i suoi miasmi tossici. Sembra che nessuna baracca, nessuna abitazione, sia stata danneggiata gravemente, nessuno è rimasto ferito, le entrate dell’asse mediano sono chiuse anche all’altezza dell’aeroporto e di Miano, l’Enel ha staccato la luce in quel punto del campo. Oltre alle numerose forze dell’ordine accorse, c’è stato il tempestivo intervento di alcuni volontari delle associazioni del quartiere, che monitorano e documentano la situazione e sono al fianco degli abitanti”.
Secondo l’associazione non è tutto lavoro di squadra: “mentre si fronteggiano le fiamme e i fumi, si cerca anche di placare gli animi di un gruppo di abitanti italiani del rione accanto, che ha fatto un’incursione per aggredire verbalmente gli abitanti del campo responsabili dell’ennesimo disastro e della nube tossica che è arrivata fino alle loro case. Arrivano anche echi tragicomici di malumori di chi non è potuto andare a mare a causa dell’incendio. In questo cupo e infernale scenario che non possiamo più definire di emergenza, vista la ciclicità e ripetitività degli eventi – risale appunto ad appena un anno fa una nostra triste panoramica degli incendi scoppiati in alcuni campi rom dell’area metropolitana di Napoli, in sequenza cronologica Scampia, Barra, Casoria – è di cruciale importanza chiarire le responsabilità dell’incendio, perché non è più possibile restare vittime passive degli eventi e limitarsi a spegnere il fuoco”.
E quindi arriva l’iniziativa per arrivare alle cause e agli eventuali responsabili: “naturalmente non si possono trarre conclusioni perché siamo appena all’inizio della storia, ma è intenzione congiunta di entrambe le comunità, rom e non rom, di intraprendere una azione legale che faccia emergere la verità e le cause dell’incendio, che non sembra essere accidentale, questa volta come tante altre cadute nel vuoto e rimaste nel dimenticatoio della storia e nella invisibilità di una tragedia che apparentemente riguarda solo una minoranza marginale e cioè i rom”.
“Come ribadiamo da sempre, noi riteniamo che questa è una storia che ci riguarda tutte e tutti, sia dal punto di vista umano, sociale e culturale che ecologico e ambientale e pertanto bisogna lottare insieme affinché i territori e le persone non siano in balia di nessun genere di strumentalizzazione, tanto meno se si trovano nella impossibilità di difendersi e vengono continuamente giudicati a causa di pregiudizi e stereotipi duri da estirpare – uno su tutti, praticamente tutti i media stanno parlando di campo ‘nomadi’, quando è ormai noto che si tratta di comunità stanziali da decenni. La riqualificazione prevista per l’area di Cupa Perillo, sebbene non riesca ancora a trovare un riscontro fattuale, cioè è sostanzialmente bloccata e non sappiamo se e quando avverrà, è comunque l’obiettivo verso cui dovremmo tendere tutt, per il bene della comunità rom e del territorio”, conclude la nota di Chi rom e chi no.