Antonio Giordano* – Negli ultimi mesi, i casi di gastrite e di reflusso gastroesofageo sono aumentati del 35-40% in soggetti che hanno contratto il Covid 19, soprattutto se contagiati dalla variante Omicron. Nonostante la negativizzazione al test, alcuni sintomi, come bruciori allo stomaco e acidità, permangono per molto tempo. I gastroenterologi hanno notato che la causa è da imputare all’azione del virus sars cov-2, che agisce direttamente sulla salute dell’apparato digerente, stimolando il rilascio di acido cloridrico che risale nell’esofago e provoca il bruciore tipico del reflusso gastroesofageo.
In alcuni casi, gli antiacidi da banco sono riusciti a migliorare e a ripristinare la normale funzionalità dell’apparato digerente, in altri casi e’ stato necessario ricorrere a specifici inibitori della pompa protonica, bloccando l’eccessiva produzione di acido da parte dello stomaco.
Di certo, la particolare condizione di stress legata alla malattia non ha aiutato, né la sedentarietà dovuta all’isolamento per la positività, né lo stile dell’alimentazione, spesso irregolare.
I gastroenterologi consigliano pasti regolari e frugali, l’astensione dagli alcolici, dalle bevande gassate, dal caffè e dal cioccolato. In ogni caso, secondo uno studio di Nature Medicine, la condizione di reflusso e bruciore può colpire, fino ad una persona su due, lasciando strascichi anche per mesi. Nonostante il vasto impatto sulla popolazione è solo recente la correlazione tra questi disturbi e il virus sars cov-2 e, sebbene individuata clinicamente, le conoscenze su tali disturbi sono tuttora oggetto di indagini.
I disturbi gastro esofagei, al pari della perdita di appetito, alla nausea, al reflusso, alla distensione addominale sono stati inseriti tra quei fenomeni eterogenei e soggettivi che vanno sotto il nome di long covid, le cui manifestazioni possono persistere per oltre 1 mese, dalla cessazione del covid 19.
Si tratta di disturbi frequenti, infatti secondo The Lancet Gastroenterology&Hepatology, su 117 pazienti ricoverati per Covid 19, nel 44% dei casi il virus aveva rilasciato “ scorie” a livello gastrointestinale.
*presidente Sbarro Institute di Filadelfia – professore Università di Siena, coordina il gruppo programma ambiente e salute Pnrr per il Ministero della Salute