CANCRO E INQUINAMENTO, SFATATO IL RUOLO DEGLI “STILI DI VITA”. GIORDANO: “ORA BONIFICHE E PREVENZIONE”

Giuseppe Manzo – La mortalità per cancro legata a un luogo inquinato: lo stile di vita sano non basta per sfuggire a una patologia tumorale. Questo dimostra l’ultimo studio che vede in campo Università di Bologna e di Bari, Cnr e la russa Tomsk State University.

Anni di battaglie e di accuse di allarmismi verso i comitati e soprattutto gli scienziati sono stati demoliti. In primis Antonio Giordano, presidente dello Sbarro Institute di Filadelfia e professore all’Università di Siena, ha iniziato solitario oltre 10 anni fa snocciolare ricerche e libri che parlavano di un nesso causale ambiente e salute in Campania. E ancor prima suo padre Giovan Giacomo pioniere negli anni Settanta. Sono costate tante accuse, attacchi di politici ed esponenti istituzionali e anche querele queste prese di posizione basate sulle ricerca scientifica indipendente. Oggi Giordano coordina anche il gruppo ambiente e salute del Pnrr per il Ministero della Salute scrivendo tutto il programma sul tema del biomonitoraggio, delle bonifiche e del “One Health”, parte rilevante del Piano nazionale ripresa e resilienza. E a lui chiediamo di commentare questo studio.

Professore Giordano, lo studio The spatial association between envirnonmental pollution and long-term cancer mortality in Italy” conferma un dato determinante dei suoi studi sulla correlazione salute e ambiente.Poco più di 10 anni lei veniva attaccato duramente e accusato di allarmismo da politica e dirigenti sanitari della Campania: la scienza con i suoi tempi riesce ad affermare la verità?

Il legame causale tra sviluppo tumorale ed esposizione ad inquinanti ambientali è un fatto noto da tempo e le attuali evidenze scientifiche ripagano i miei tanti sacrifici. Il superamento costante dei limiti di legge che denuncio da anni è un fatto allarmante e spero che i dati ufficializzati dai nuovi studi vengano supportati da ulteriori indagini e accurati provvedimenti.

Già qualche anno fa fu stilato un report dalla Procura di Napoli Nord e dall’Istituto Superiore di Sanità che  confermavano i dati che ho pubblicato nello studio: “Veritas”, condotto su una coorte di 95 pazienti oncologici residenti in Campania.  Furono osservati alti livelli di concentrazione ematica di metalli pesanti in alcuni comuni, come Pianura, Giugliano, Qualiano e Castel Volturno. In particolare, un risultato staticamente significativo si osservo’ per Giugliano, dove i pazienti oncologici  presentavano livelli ematici di Cadmio, Mercurio e Piombo più elevati rispetto ai controlli “sani”.

Le osservazioni preliminari confermarono alcuni studi precedenti: il livello di metalli tossici nel sangue dei pazienti oncologici in alcuni comuni della Terra dei Fuochi è del tutto fuori norma.

Di fronte a questi studi che si moltiplicano ora cosa deve fare il decisore politico, a partire dal nuovo governo?

Le soluzioni da attuare dovranno avvenire in tempi brevi; del resto molte di esse sono note ormai da anni anche se mai attuate dalla politica: bisogna bonificare, bloccare gli sversamenti illeciti, organizzare un efficiente programma di sorveglianza dei rifiuti ma soprattutto di sorveglianza della popolazione. Pertanto, sarà necessario consapevolizzare i cittadini ed incentivare la sanità pubblica aumentando attività di prevenzione e screening.

Questo approccio olistico necessita di svariate figure professionali per un’azione multidisciplinare volta ad affrontare non solo le necessità e i bisogni delle società del terzo millennio, ma anche  volte ad attivare azioni preventive di problematiche sanitarie ed ambientali.

I problemi di natura polica ed economici rendono la situazione ancora più difficile da affrontare. Mancati controlli e bonifiche non realizzati sono ancora una realtà attuale.

Infine professore, quali sono le prossime ricerche in campo del suo team della Sbarro Institute?

La mia attività di ricerca, da quando nel 1993, ho individuato e clonato il gene oncosoppressore RBL2/p130, si è principalmente focalizzata sullo studio dei meccanismi di deregolazione del ciclo cellulare nel cancro. Ma oggi è ben noto che il tumore è una patologia multifattoriale e che tra le varie cause dello sviluppo c’è anche l’ esposizione ad inquinanti ambientali. Per cui, oggi, il mio obiettivo principale è far convergere tra loro tutte le mie ricerche. Mi occupo di studiare precise alterazioni molecolari al fine di identificare nuove strategie terapeutiche mirate per il mesotelioma ed il tumore al polmone, la cui eziologia è correlata all’esposizione ad inquinanti ambientali.

Contestualmente, da anni mi sono interessato alla situazione campana, meglio nota come “Terra dei Fuochi”, incoraggiando studi di biomonitoraggio, per incentivare attività di bonifica e provare a far ridurre l’incidenza di svariate patologie. Ancora, ho valutato le potenzialità benefiche di alcuni alimenti che possono apportare benefici in termini di prevenzione e di miglior efficacia di trattamenti chemioterapici. Infine, mi sto dedicando attivamente allo studio del nuovo virus Sars-Cov 2, per anticiparlo e, perché no, annientarlo. Tutti questi studi sono solo apparentemente scollegati tra loro, come anticipato precedentemente.

Il fine ultimo e comune è di migliorare la qualità della vita dei pazienti e ridurre l’insorgenza di patologie severe.

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