Giuseppe Manzo – Il grande palco, le luci, la musica, migliaia di giovani in festa che saltano e ballano. Non è piazza Plebiiscito ma è Scampia, è piazza Ciro Esposito ieri sera per l’evento di Red Bull che nel quartiere napoletano ha portato un pezzo importante del rap italiano: Marracash, Geolier, Fabri Fibra, Madame e Gue Pequeno.
A raccontare l’evento in diretta sui social è stato il presidente della Municipalità Nicola Nardella mostrando l’organizzazione, le file composte, le attese e poi la festa.
“A chi c’era, a chi non c’era (perchè ha trovato un lavoro lontano da casa) – scrive in un post Nardella – ma con lo spirito era in piazza, alle anime in cerca di Buon Futuro, alle parole che nascono dal cemento, alla poesia metropolitana, allo sguardo dei giovani, al riscoprirsi comunità. Agli amici di Red Bull che ho visto emozionati, all’ufficio tecnico municipale, alle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile alla Giunta ed a tutti i Consiglieri Municipali che hanno dato l’anima. All’Assessore Claudio Di Pietro che c’ ha visto lungo ed ha sognato un sogno che è divenuto realtà. A chi ci ha criticato…le critiche aiutano a migliorarsi. Alla mia amata Scampia. Ieri il velo d’oblio per un attimo è stato riposto e ci sei apparsa in tutta la tua bellezza inaudita”.
E poi ancora l’associazione Larsec di Secondigliano, partner dell’evento, che scrive come “in queste settimane tra Secondigliano e Scampia stanno avvenendo o avverranno cose che cambieranno per sempre la storia della periferia nord di Napoli”.
L’importanza di questo evento non è solo legata all’aspetto simbolico, ma racconta alcune cose importanti per il grave stato generale in cui versa la città tra torsioni sociali, violenza urbana e sfiducia.
In primis, Scampia ha mostrato di avere un corpo sociale di cittadinanza attiva unito che non si è limitato alla rivendicazione ma ha costruito negli anni: dal Chikù (cucina, cultura e lavoro inclusivo) al L’uomo e il legno, dal Coordinamento territoriale (le lotte e le iniziative) al Comitato Vele senza contare il Centro Hurtado e tutta la rete di associazioni impegnate sul territorio.
Il concetto di “costruzione” ha permesso che maturasse la figura di Nicola Nardella, nato e cresciuto in quella periferia, avvocato che ha consumato le suole a difesa dei diritti dei più deboli e oggi presidente di quella Municipalità che amministra intrepretando bisogni e sogni.
E ancora c’è un messaggio chiaro a questa Amministrazione comunale. Con l’imminente apertura dell’Università l’evento di ieri dice chiaramente come si possano svolgere e gestire grandi eventi risparmiando anche la città da un congestione del traffico e degli spazi, oltre a permettere a tutti i quartieri di avere occasioni anche di indotto e di visibilità.
Infine, l’evento di ieri racconta ai napoletani di prendere esempio di come si può vivere la città: se ci resti devi darti da fare e costruire comunità come hanno fatto a Scampia dove risuonano i versi di Marracash: “e la gente che attorno diceva/ chi si immerge in un sogno c’annega/ ciò che cerchi ti troverà”.