Lo scorso 22 dicembre il consiglio comunale di Napoli ha approvato la delibera 501 di variazione del bilancio per utilizzare quasi 3 milioni di euro per una serie di interventi: uno di questi riguarda l’area di archeologia industriale ex-Corradini sulla costa di San Giovanni a Teduccio.
Uno studentato, bar, ristoranti, palestre, persino un hotel per l’area che dal Piano regolatore del 1999 vive di annunci e di un nulla di fatto. In origine doveva essere occupata da attività di tipo culturale ma da 25 anni si ascoltano solo annunci. Complessivamente sul tavolo ci sono 20 milioni di euro ma secondo i comitati del territorio c’è un grande assente.
“Preparate un incontro nel quale informare e rendere partecipe la cittadinanza del «nuovo» progetto dell’ex Complesso Corradini presentato dall’Amministrazione Comunale di Napoli. Basta con gli annunci ad effetto”. A dirlo è Vincenzo Morreale, portavoce del Comitato civico San Giovanni che segnala come ancora una volta non ci sia traccia della questione ambientale: “il piano deve mettere al centro la restituzione del litorale e del mare alla cittadinanza, negato da oltre un secolo ad intere generazioni di residenti”.
“Diversi giornali hanno già pubblicato articoli di commento dai quali la questione del mare e del litorale in sostanza sono assenti. Si dà notizia della messa in opera di infrastrutture che richiederanno altre cubature di cemento e nonché di servizi di ristorazione. Nessuna parola sugli arenili e sul recupero della balneabilità del mare la cui accessibilità deve essere libera e gratuita”, aggiunge Morreale.
Secondo i comitati il nodo della ex Corradini bloccata da anni nonostante anche la delibera 785 del 2014 ha una causa precisa: “Il motivo per il quale non si è poi proceduto è attinente alle sopraggiunte novità relative al preteso ampliamento del Porto di Napoli; poi accantonato grazie, una volta tanto, al ‘mercato’ che ne ha decretato l’inutilità. Resta poi ancora aperta la questione del Porto Commerciale di cui sono in corso i lavori di completamento che determineranno un preoccupante impatto ambientale”, conclude Morreale.