L’omicidio di Salvatore Lausi, affiliato al clan camorristico Mazzarella, avvenuto a Napoli il 6 ottobre del 2002 costituì “una epurazione interna” al gruppo criminale.
E’ quanto accertato dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli che oggi hanno eseguito una misura cautelare personale nei confronti di tre indagati – Michele Mazzarella (mandante), Vincenzo Mazzarella (mandante e organizzatore) e Salvatore Barile (esecutore materiale in concorso con Ciro Giovanni Spirito e Vincenzo De Bernardo, deceduti) – tutti detenuti e affiliati di spicco del clan Mazzarella, perché ritenuti gravemente indiziati del delitto, aggravato dalle finalità mafiose.
La vittima, incaricata della riscossione delle estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità era ritenuta responsabile dell’ammanco di 100 milioni di lire dalla cassa dell’associazione. Con attività di intercettazione e riscontri a dichiarazioni di collaboratori di giustizia, si è poi accertato che Lauisi aveva stretto sinergici rapporti con Giuseppe Misso (all’epoca capo e fondatore dell’omonimo clan operante nel quartiere Sanità, poi divenuto collaboratore di giustizia), cosa che venne interpretata come volontà di affiliarsi a quest’ultimo, dissociandosi dai Mazzarella, dei quali avrebbe potuto rivelare informazioni riservate. Inoltre la vittima si era impossessata di un orologio di valore di altro associato, sottraendoglielo con forza.
La misura cautelare personale, emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, è stata eseguita nei penitenziari di Napoli Secondigliano, Parma e Siracusa.