Giuseppe Manzo – Napoli è la città dei miracoli, a volte. Come per la bambina di 10 anni a Sant’Anastasia, comune dell’area vesuviana, che si è ritrovata un proiettile in testa mentre era con i genitori in una serata di primavera davanti a un bar: si è fermato nelle ossa del cranio, per questo è in gravi condizioni ma viva.
Viene in mente un altro miracolo, quello di Noemi nel 2019 in piazza Nazionale. La bimba di appena 4 anni che venne colpita alla schiena durante un agguato. Viva anche lei. Oppure proprio l’altro giorno quando davanti al Duomo dove San Gennaro scioglie il sangue il clochard con la spranga e l’agente della Municipale con la pistola sono ancora vivi.
A volte i miracoli non succedono. Come per Francesco Pio Maimone che a marzo era seduto fuori a uno chalet di Mergellina e quel colpo di pistola gli ha tolto la vita per sempre a 18 anni. Non è successo per Ugo Russo, sparato a 15 anni da un carabiniere fuori servizio che ora va a processo per omicidio volontario.
Poi c’è un elenco lungo, lunghissimo. Bambini, donne, ragazzi e uomini non hanno trovato il miracolo. Quel miracolo che a Napoli non avviene mai. Disarmare intere generazioni da pistole, mitragliette e coltelli. Dopo 33 anni può avvenire che si vince lo scudetto e che per giorni la città faccia festa come dentro una magia dove sembra che sia una grande comunità legata da un sentimento di unione. Però quel miracolo no, ancora non succede.
Il miracolo a volte sì e a volte no, come per San Gennaro. In bilico tra mare e Vesuvio, acqua e fuoco, la gioia e le lacrime amare, la festa e il delitto. Lo disse il poeta: “A sape tutto ‘o munno ma nun sanno ‘a verità”.